lunedì 18 febbraio 2019

Chi sono i genitori adottivi in fase di separazione oggi?

Chi sono i genitori adottivi
in fase di separazione oggi?
dr Rita Maione laureata in psIcologia T&T Psicologiche. Counselor professionista Gestalt albo cncp, Coordinatrice familiare , mediatrice familiare, pisico arte musico terapeuta
La fine della famiglia, in seguito alla separazione dei coniugi, è un lutto che va elaborato. Un aiuto nella difficoltà può venire dal mediatore familiare, figura che affianca i genitori e lavora con loro per la tutela e la gestione dei figli.
Nell’ambito della famiglia adottiva sia i genitori che i figli sono chiamati ad affrontare specifici compiti di sviluppo e possono farlo secondo stili differenti che l’evidenza clinica e sperimentale ha rivelato essere forieri di altrettanto diversi “destini adottivi”. Accanto alle adozioni che riescono a superare i momenti critici trovando soluzioni adattive, vi sono altri casi in cui prevalgono sofferenza e disagio tanto fra i genitori quanto tra i figli, fino alla possibile rottura della relazione coniugale.
La percentuale di separazioni nelle coppie adottive appare più bassa che in quelle con figli naturali. Si riscontra, tuttavia, una certa resistenza delle prime a domandare aiuto all’ambiente esterno in situazioni di difficoltà, che potrebbe ricondursi al fatto di aver trasmesso un’immagine positiva del rapporto di coppia, durante l’iter adottivo, ad operatori giuridici e psico-sociali.
Alcune coppie adottive separate o in via di separazione riescono ad accedere a forme d’intervento come la mediazione familiare, un “percorso per la riorganizzazione delle relazioni familiari in vista o in seguito alla separazione/divorzio” (Società Italiana di Mediazione Familiare, 1995).
Il cammino che due coniugi fanno quando decidono di diventare famiglia è più o meno il medesimo per tutte le coppie, sino a quando in una coppia ci si accorge che i figli non arrivano; a quel punto le strade iniziano a differenziarsi. Per i coniugi “sterili” inizia il calvario della sofferenza, dei sensi di colpa, si va in crisi, si ricorre alle tecniche di fecondazione assistita, si pensa all’adozione e nel frattempo passano mesi, anni. Questo periodo, a volte, mette a dura prova la coppia. C’è chi tenta innumerevoli volte di avere il figlio desiderato con l’aiuto della scienza e ce la fa e c’è chi non ce la fa neppure così, c’è chi il figlio riesce a farlo naturalmente quando non lo sperava più, c’è chi adotta subito e c’è chi adotta perché la scienza non è servita, c’è chi desiste dal diventare genitore. Nell’adozione questo periodo di lutto serve, se elaborato, a incontrare empaticamente il lutto dell’abbandono biologico e della storia che il proprio figlio adottivo porta con sé. La sofferenza della coppia “guarita” nel diventare genitore, “guarisce” la sofferenza di quel bambino che diventa figlio. Per far questo le coppie vengono formate dai servizi territoriali e dai tribunali.
L’iter adottivo prevede che la coppia, che ha dato la propria disponibilità all’adozione in tribunale, venga accompagnata dai servizi sociali di residenza a riflettere sulla propria storia e venga preparata all’adozione. Tramite più colloqui con gli assistenti sociali, gli psicologi e i giudici viene “verificata” la capacità genitoriale adottiva della coppia e per quanto riguarda l’adozione internazionale, al termine dell’iter, viene rilasciato dal Tribunale dei Minori un decreto d’idoneità all’adozione.
Le coppie idonee per poter adottare all’estero, devono scegliere un ente italiano intermediario a cui conferire il mandato, a cui, cioè, affidare l’incarico di trovare il proprio figlio nel mondo. L’ente fa compiere nuovamente ai futuri genitori un iter di incontri con i propri operatori, per poter effettuare il miglior abbinamento tra la coppia e un minore adottabile dei Paesi nei quali opera. Sia che la famiglia si sia originata con l’adozione nazionale che con l’adozione internazionale, è previsto per legge un anno di affidamento pre adottivo.
I servizi territoriali monitorano con incontri e colloqui l’andamento e la riuscita dell’adozione, per redigere una relazione finale che viene inviata al Tribunale. Se il risultato è positivo, viene definitivamente conclusa l’adozione e il minore diventa per sempre figlio di quei genitori prendendone il cognome. Nell’adozione internazionale oltre ai servizi, anche gli operatori dell’ente seguono la nuova famiglia, che deve sostenere quindi doppi colloqui. Molti Paesi da cui provengono i figli adottivi richiedono le relazioni sull’inserimento e la crescita del bambino. I genitori sono tenuti, aiutati dagli operatori dell’ente, a mandare regolarmente nel tempo notizie, aggiornamenti, fotografie sulla propria adozione (alcuni Paesi richiedono una relazione annuale addirittura sino alla maggiore età del bambino).
Aver chiaro come si genera una famiglia adottiva, ci permette di concludere che i genitori adottivi sono genitori abituati ai colloqui con i diversi operatori, sono genitori che hanno dovuto lavorare su di sé e sulla propria capacità genitoriale e infine sono genitori che hanno dovuto imparare a confrontarsi e a fare propria la storia dolorosa dei loro figli. Aspetti questi che il mediatore familiare deve avere ben presenti quando inizia la mediazione.
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