giovedì 25 agosto 2011

Accompagnare il morente


Accompagnare il morente
Sono molte le occasioni della vita in cui siamo costretti a lasciare qualcosa o qualcuno, e che segnano la nostra esistenza in modo tangibile, talvolta drammatico, drastico ed irreversibile.
Talvolta la vita non ci da la possibilità di accompagnare chi se ne sta andando, ma nelle occasioni in cui questo è possibile siamo comunque esposti ad enormi difficoltà, incertezze, dolore, emozioni contrastanti e senso di impotenza.
L’accompagnamento del morente è un compito molto difficile da attuare come persone e come professionisti. E’ un processo nel quale si può solo cercare di capire come adoperarsi al meglio, in base alla proprio specifico professionale, al fine di garantire una morte più dignitosa possibile.
E’ inevitabile e doveroso, chi come medico, psicologo ,counselor, terapeuta nella globalità dei linguaggi o infermiere, confrontarsi con le personali paure, reticenze, senso di impotenza e domande, per potersi anche solo lontanamente muovere nel difficile momento della dipartita di un paziente, il momento, per lui, più importante di tutta la sua esistenza. Senza questo passaggio non ci si può immaginare di essere di sostegno ai cari, a chi resta, a chi assiste, e di saper gestire la situazione in modo delicato quanto professionale.
E’ inevitabile toccare, conoscere e saper accettare le proprie emozioni di fronte a qualcuno che muore, per integrarle con la propria professionalità, e farle diventare uno strumento di lavoro. Le emozioni possono infatti, per quanto negative e pervasive, trasformarsi in una risorsa dell’operatore sanitario che, attraverso la relazione d’aiuto, tenta di sostenere sé stesso, il morente, ed i suoi cari.
La morte è come è, e quello che possiamo fare è solo cercare, per noi, una posizione, la più comoda possibile, accanto a chi se ne sta andando, e cercare di rendere omaggio, rispetto e considerazione, alla partenza, verso non si sa dove, di qualcuno. La morte ha il grande pregio/difetto di mostrarci come in uno specchio, i nostri confini umani e professionali, medici, infermieri o psicologi che siamo, ma di ritorno è un’esperienza talmente forte e ricca che ci permette di imparare una serie di cose che in nessun altra esperienza ci sarebbe dato apprendere. Ecco perché accompagnare il morente, oltre ad essere necessario e doveroso, può essere anche nutriente ed estremamente vivificante per chi lo fa.

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