giovedì 25 agosto 2011

Che cosa si intende per Arteterapia


Per arteterapia, nella prospettiva del metodo dell’Arte Globale, si indica un
intervento fondato su comportamenti e capacità creative prodotte dal
soggetto ed orientato alla soluzione di un problema specifico, con obiettivi
terapeutici specifici sia diretti che indiretti. Le variabili conosciute divengono
gli strumenti per un intervento efficace.
Definizione di un concetto di Arteterapia
L’ arteterapia consiste nell’impiego delle diverse discipline artistiche o
creative e dei loro codici espressivi specifici, tutto è orientato ad un
obiettivo mirato. Per creatività si intende un comportamento naturale già
presente nel bambino, che nella pratica estensiva diviene una forma di
linguaggio evoluto, detto anche arte: arte visiva, musica, fotografia,
scrittura, narrazione, danza e soprattutto teatro, che è già multidisciplinare
per sua natura perché le contiene tutte le altre forme d’arte. In un
approccio olistico i differenti codici che coinvolgono le vie cognitive e
percettive nell’attività ludico-creativa vengono utilizzati tenendo conto delle
differenze e preferenze individuali, oltre che dell’aspetto intellettuale ed
emotivo, in questo modo è possibile ottimizzare i risultati. Gli elementi che
costituiscono l’intervento arteterapeutico possono quindi essere tarati su
misura per la persona come il dialogo in un colloquio clinico, questi codici
simbolici possono divenire una via preferenziale per la comunicazione in
particolare dove si incontra povertà di linguaggio. Questo approccio lo
definisco multidisciplinare perché, come specificato sopra, impiega diverse
tipologie di attività artistica e creativa in forma ludica coinvolgendo tutte le
aree della persona: dalla sfera emotiva a quella cognitiva, entrambe
connesse alla della coordinazione psicomotoria fine. Proprio il gesto legato
all’intenzione e all’emozione che produce un risultato osservabile e
modificabile nel mondo esterno conferisce all’arteterapia una qualità che
manca a molte forme di psicoterapia convenzionali, dove il colloquio rimane
sostanzialmente l’unica strumento a disposizione del terapeuta.
L’arteterapia è uno strumento come altri che i terapeuti hanno a
disposizione, non deve essere considerata ad esclusivo appannaggio di
psicologi o psichiatri ma deve restare aperta all’apporto delle scoperte
derivate dal lavoro di tutte le persone che la metodo in pratica seriamente
nelle loro professionalità; trattandosi una disciplina giovane, se isolata,
rischierebbe altrimenti di divenire sterile. Le procedure non devono essere
rigide: sia la persona che le situazioni evolvono così come i problemi. Nel
corso di una sola stessa seduta può accadere qualcosa di cui si deve
immediatamente prendere atto, correggendo all’occorrenza la metodologia.
L’arte nell’evoluzione dell’uomo è un’espressione antica ma in un contesto
terapeutico moderno che si propone obiettivi specifici e verificabili è ancora
una cosa nuova, che deve crescere.
Finalità dell’Arteterapia
Le finalità sono essenzialmente tre. La prima, il primo livello, è quello di
lettura: nell’azione creativa, esercitata in forma di gioco quindi meno
soggetta a forme di controllo tipiche del linguaggio parlato, possiamo
leggere la natura di un’eventuale problematica insieme alle risorse già
presenti nell’individuo per il suo superamento. Potremmo dire che
determinati atti creativi, opportunamente canalizzati, anche spontanei, sono
delle vere e proprie dichiarazioni simboliche intimamente connesse al
vissuto personale. Non di rado capita di cogliere in disegni o composizioni
di altra natura una rappresentazione relativa ad un conflitto interiore non
dichiarato apertamente. Spesso mescolati ai vari nuclei compositivi, per
esempio che costituiscono una collage, si possono trovare suggerimenti
simbolici riguardanti le soluzioni pragmatiche di un problema. Il processo si
svolge in modo del tutto spontaneo ad insaputa dell’individuo stesso che ha
prodotto l’opera. Questo è possibile in quanto le resistenze normalmente
attive nei colloqui vengono aggirate dalla distrazione e dalla concentrazione
che implica il gioco creativo. Insieme agli aspetti delle sfera emotiva vanno
considerati quelli dell’area cognitiva: in una composizione pittorica
possiamo acquisire utili informazioni riguardanti l’intelligenza associativa e
la struttura di personalità, la capacità di problem solving ed i margini di
sviluppo e recupero. In pratica le opere di creatività possono espletare una
funzione strumentale conoscitiva molto profonda al pari di molti test
proiettivi o intellettivi, senza però averne le caratteristiche standardizzate.
Il secondo livello terapeutico è individuale e impiega l’atto creativo come
azione risolutiva concreta dall’interno verso l’esterno. Una volta definiti gliobiettivi si possono utilizzare i linguaggi artistici per aggirare difficoltà
comunicative e problemi d’altra natura, ad esempio affettiva. Le potenzialità
espressive individuali vengono incoraggiate tramite la pratica di quelle
discipline in cui la persona è maggiormente dotata, o al contrario carente.
Sul piano introspettivo l’uso del linguaggio simbolico dell’arte permette
all’individuo di accedere un percorso di crescita che coinvolge in primo
luogo verso ma si orienta poi verso lo sviluppo della socialità. Piani di lavoro
individualizzati tengono conto di esigenze personali specifiche quali lo
sviluppo di aspetti carenti nella personalità, il superamento di conflitti o
determinate strutture concettuali rigide ed obsolete, la consapevolezza dei
contenuti della sfera emotiva e delle proprie potenzialità di crescita.
Per mezzo dell’arte, il linguaggio adulto della creatività, una persona può
giungere a realizzare una parte di se che non trova spazio nella
quotidianità, in particolar modo oggi nel lavoro. Per questo motivo la
letteratura di settore afferma spesso che le energie psicoaffettive che non
trovano la loro naturale applicazione nella vita quotidiana possono
trasformarsi in sintomo patologico. Invece, se opportunamente incanalate
nell’attività artistica attiva, l’originale nucleo problematico può trasformarsi
nella fonte a cui si attinge per la realizzazione di opere di creatività. La sua
valenza diviene da sterile / negativa a positiva / propositiva. L’individuo si
pone rispetto a sé e agli altri in maniera costruttiva, senza doversi
adeguare a modelli rigidamente predefiniti, esprimendo così quella parte
della sua natura che non trova altrimenti espressione.
Al terzo livello l’arteterapia si propone come mezzo di integrazione sociale,
che si palesa nell’incontro del singolo col gruppo ed eventualmente col
pubblico per mezzo di eventi culturali opportunamente organizzati. Questi
episodi hanno una funzione estremamente strutturante e insieme
educativa. Ad esempio in un certo tipo di teatro, pur esistendo dei ruoli
definiti, le persone che partecipano devono rispettare delle regole
mantenendo ampio margine di libertà espressiva. Si ritrova quindi
all’interno di un contesto in cui vanno ad inserirsi i membri del gruppo una
struttura che riflette le caratteristiche di una piccola società a misura d’
uomo. La finalità sociale dell’arteterapia è forse la sua qualità più
importante. Nei laboratori che conduco cerco sempre di proporre come
scopo ultimo la produzione di un evento: una mostra, un concerto, uno
spettacolo teatrale o altre forme ibride. La forza del metodo
multidisciplinare si fonda sull’interazione dei diversi linguaggi che l’arte
impiega all’interno di un singolo evento pur mantenendo la loro identità
distinta. Le terapie della psicologia e della psichiatria moderna devono
proporre strumenti integrativi efficaci che aiutino le persone ad affrontare
meglio la quotidianità e migliorare la vita negli aspetti più comuni poiché
questi corrispondono alle necessità umane fondamentali.
L’arteterapia è una forma di comunicazione
L’arteterapia è un linguaggio individuale e collettivo. Tramite l’atto creativo
l’individuo dice qualcosa che riguarda la sua esperienza. La creatività
esercitata in forma di gioco, in modo non accademico o scolastico, può
essere una chiave di lettura. I contenuti dei messaggi artistici espressi in
forma libera libero spesso sono più spontanei rispetto a quelli del colloquio,
dove è esercitato un maggior controllo, essendo formulati però in forma
simbolica sono talvolta anche più difficili da decifrare. Ciò non è molto
dissimile dalla tecnica delle libere associazioni usata in, strumento di
indagine privilegiato che si snoda in un percorso non logico ma appunto
associativo ed analogico. Dal momento che la logica razionale non tollera
facilmente oggetti non collocabili in reti concettuali strutturate, piuttosto
tende a escluderle tali rappresentazioni quando si presentano; non per
questo motivo significa che tali oggetti non esistano. L’inconscio come
istanza psichica largamente riconosciuta opera probabilmente proprio
mediante meccanismi analogici piuttosto che logici. Pur possedendo le
opere di creatività migliori una solida struttura formale sono però prive di
forza se mancano di contenuto poetico. La poetica riguarda quegli elementi
non logici capaci di suscitare contenuti emotivi, affettivi e simbolici. L’arte,
al contrario di una dichiarazione politica, che si vuole oggettiva per quanto
possibile, resta soggetta a interpretazioni molteplici. Deve essere in qualche
modo vuota, o meglio libera della personalità di chi l’ha realizzata: è così
possibile utilizzarla come un contenitore, uno specchio attraverso cui si
verifichi un meccanismo di identificazione grazie al quale gli altri possano
esplorare se stessi, un po’ come accade in un salotto comodo o in un luogo
interessante da visitare.
La funzione della creatività è educativa e dotata di due aspetti
fondamentali: una funzione strutturante e una destrutturante. Alcune
problematiche possono sussistere perché la persona è oberata da un
eccesso di strutture psichiche di controllo, siano esse di natura sociale o
problemi concreti che l’individuo non riesce a risolvere a causa della sua
rigidità. In questo caso è opportuno creare un contesto in cui durante
l’attività questa persona possa alleggerirsi di questi pesi un po’ per volta. In
questo caso la funzione dell’interveto arteterapeutico sarà destrutturante.
Un esempio utile è il caso di un soggetto che abbia difficoltà a vivere ed
esprimere pienamente le emozioni, perché in qualche modo se lo nega.
Attraverso l’esperienza artistica può farne esperienza rimanendo al tempo
stesso protetto poiché la contestualizzazione funge da protezione
giustificando l’espressione emotiva in relazione al gruppo. Da un altro lato,
si presentano invece situazioni con patologie importanti cui l’individuo
necessità di un percorso rieducativo che gli fornisca strumenti adeguati per
integrarsi socialmente, mezzi di cui fa un uso improprio o povero. In questo
caso l’intervento avrà una funzione decisamente riempitiva e strutturante.
Oggi è condiviso un concetto più moderno e forse corretto di disturbo
psichico perché si parte dal problema della sofferenza percepita: alcuni
comportamenti originali non sono più definibili come patologici a meno che
siano vissuti con un disagio percepibile o arrechino danno al prossimo.
In un modello teorico viene definito il concetto di intelligenza emotiva come
la capacita di gestire le emozioni in maniera adeguata in rapporto al
contesto. La rieducazione è un compito che coinvolge l’operatore non
soltanto per quanto riguarda l’aspetto emotivo ma anche quello del
pensiero e le modalità attraverso cui è processato, quando si possano
riscontrare disordini e carenze. Nella psicosi l’attività creativa può
canalizzare l’energia emotiva allo stesso modo in cui un letto artificiale può
contenere il corso di un fiume, aiutando il paziente a strutturare personalità
e pensiero al tempo stesso, dandogli la possibilità di acquisire
gradualmente risposte affettive più consapevoli e adulte.

La creatività migliora la capacita di associare, a mio avviso la forma di
intelligenza più alta perché in grado di produrre qualcosa di nuovo
attraverso le operazioni sintetiche di problem solving. Molte patologie della
sfera psicotica intaccano proprio questa capacità associativa nella forma
volontaria e lucida. Ecco che in questi casi l’arte si propone con una
funzione altamente strutturante ed educativa. Il controllo clinico viene
esercitato sulle variabili osservate per quanto possibile in una materia come
l’arte: quelle coinvolte a produrre il cambiamento, oppure sul margine di
tolleranza ed elasticità delle strutture psichiche al fine per non creare
carichi o un vuoti che creino disagio. Un costante monitoraggio delle
reazioni in rapporto agli stimoli proposti è necessario per valutare gli
obiettivi prefissati. Ma in ultima analisi non è tanto il controllo dell’individuo
che interessa il terapeuta, quanto il senso di libertà di cui il soggetto può
fare esperienza e gestire per mezzo dell’azione creativa.
di Stefano Scippa

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